Da alcuni anni abbiamo riscoperto una vecchia cerimonia che si svolgeva agli albori del Judo. Crediamo nel rito quando questo rappresenta qualcosa. Ci piace pensare di poter tornare alle origini della nostra disciplina quando le motivazioni agonistiche erano lontane. La tensione era tutta nel formare individui che potessero dare un contributo al mondo.
Non siamo amanti dei tempi passati a tutti i costi; ma riteniamo che, oggi come non mai, questo rito possa essere attuale.
Perché tutto abbia significanza e significato.
Siamo anche certi che il judo sia ormai diventato patrimonio del mondo e non dominio esclusivo del Giappone. Siamo sereni quindi nel riappropriarci di una vecchia cerimonia.
Siamo all’incirca il 17º anno di Meiji quando esisteva il Kano juku ovvero il collegio di Kano.
Così Kano Shihan descrive questo evento:
Facevamo questa cerimonia a Capodanno. Gli allievi sono disposti in cerchio. Il capo del juku prende una coppa e vi versa dentro una bevanda. Senza bere la passa alla persona accanto che fa la stessa cosa. Tutti ripetono questo gesto finché la coppa torna al capo del juku. Tutti hanno versato e nessuno ha bevuto. Al secondo giro tutti fanno ancora passare la coppa senza bere. Al terzo giro il capo del juku beve meno di quanto ha versato e così fanno tutti. Alla fine del giro rimane un po’ di bevanda nella coppa che viene posta al centro.
Cosa significa tutto questo?
Versare la bevanda significa lavorare e passare la coppa senza bere significa offrire agli altri. Cioè offrire senza nulla pretendere. Si offre anche per il secondo giro. Nel terzo giro si beve; ma meno di quello che si è versato. Cioè si prende meno di quello che si dà. Il resto serve come riserva per il gruppo.
Questa cerimonia dimostra lo spirito del Kano juku che combatte le difficoltà ed insegna a trascendere se stessi , educando ad offrire ad altri con piacere il proprio sforzo.
Brano tratto dall’opera omnia di Kano Jigoro -libro terzo- articoli pubblicati sulla rivista Sakko tra il Gennaio 1927 e Dicembre ’28
Abbiamo eseguito questa cerimonia non a Capodanno ma alla fine del Kan geiko. Ci siamo presi una piccola libertà sul tempo, ma non sullo spirito. Questo ci sembrava di buon auspicio per l’anno che verrà ed un ottimo insegnamento per i nostri giovani.
CHE
Che il nostro Judo sia sempre teso al servizio degli altri e della Società.
Che le nostre azioni non siano mai condizionate dall’ego.
Che la pratica del Judo ci renda Donne e Uomini migliori e liberi.
Che si viva sempre inseguendo un Ideale di Pace.
Che si possa costruire un mondo basato sulla cooperazione e sulle mutue concessioni.
Che questa Cerimonia sia d’esempio e di buon auspicio per i nostri Dojo e per tutti i judoisti.
Che quest’anno sia ricco del nostro ” fare per dare”.
Che tutto questo sia sempre nel nostro Cuore , nella nostra Mente e nel nostro Corpo.
Alberto Mirabella
( Esortazione all’impegno etico scritta in occasione ed uso della Cerimonia del Cerchio )