Una vecchia canzone di Francesco Guccini così recitava:” Il cuore di simboli è pieno !”.
Ed a noi piace pensare che la nostra pratica judoistica sia una pratica dello spirito e che il cuore si riempia , per questo, di simboli. Quindi riteniamo anche che lo stemma o logo di un Dojo debba avere dei significati.
Crediamo molto nella “funzione del simbolo” ovvero nella capacità di “mettere insieme parti distinte” allo scopo di comunicare qualcosa.
Per questo, ed anche perché ci è stato richiesto, proviamo ad addentrarci in questa simbologia.
Gli elementi che prenderemo in considerazione sono quattro:
- Il Torii
- Il Cerchio
- Il Quadrato
- Il Colore bianco e nero.
Un Torii è il tradizionale portale d’accesso giapponese che conduce ad un’area sacra. Il passaggio sotto di esso è considerato come una prima purificazione. E’ anche un simbolo di fortuna e prosperità. L’origine di questa costruzione è incerta. Strutture simili si trovano in molte zone dell’Asia, India, Cina, Corea, Thailandia, Nepal.
Secondo una versione dei Miti di Amaterasu ( la Dea del sole) quando questa si rinchiuse in una caverna per sfuggire al suo pestifero fratello Susane,causando un’eclissi, le persone, timorose di non rivedere più la luce del sole, misero tutti i galli della città su un grosso trespolo di legno. Il loro continuo cantare la incuriosì e la indusse a guardare fuori dalla caverna. Approffitando del varco apertosi, uno degli Dei aprì completamente l’ingresso, permettendo alla luce del sole d’ illuminare anche la terra. Quello fu il primo Torii.
Quindi dicevamo: il Torii come simbolo di purificazione e accesso al sacro, che nel nostro caso rappresenta il “Principio Morale” del Judo ovvero il ” Miglior Impiego dell’Energia” ottenuto attraverso la crescita ed il progresso della collettività. E viceversa.
Osserviamo adesso il secondo simbolo ovvero il Cerchio.
In geometria è la parte delimitata da una circonferenza che è un insieme di punti infiniti.
La figura del Cerchio è al centro della filosofia di Platone.
Il Cerchio è simbolo di perfezione e di percorso. Rappresenta anche la compiutezza, l’unione, ciò che non ha rottura o cesura. Emblema tradizionale di ciò che non ha inizio né fine; formato da una linea unica le cui estremità si ricongiungono per annullarsi l’una nell’altra.
Rappresenta anche lo stato della sostanza primordiale, uniforme, indifferente. Essendo sprovvisto di angoli rappresenta l’Armonia che grazie all’assenza di opposizioni, come l’alto ed il basso, traduce l’indifferenziato in una eguaglianza di Principii. ( Il Miglior Impiego dell’Energia e Tutti insieme per Crescere e Progredire).
E’ come il cielo e rappresenta la dimensione intellettuale e spirituale. Nella sua opposizione al quadrato si rapporta alla terra. E’ anche un simbolo magico, intendendo per magia una visione diversa della realtà.
Il Cerchio è la perfezione ovvero l’Ideale irraggiungibile.
Rappresenta il non inizio e la non fine: dal Tutto trae origine ed al Tutto ritorna.
Il Quadrato suggerisce, invece, la materia , ovvero la regolarizzazione di quanto per sua natura sarebbe rimasto informe e caotico. E’ simbolo di definizione e di delimitazione. E’ il modello di contenimento, il recinto, la simmetria degli opposti.
Se il Cerchio rappresenta la perfezione, il Quadrato indica la finitezza, tanto da essere adottato dai Pitagorici come simbolo di essa. E’ la legge interiore, l’ordine concettuale, è la Terra.
Ad un altro livello è simbolo dell’Universo (Terra/Cielo).
Il Quadrato rappresenta anche il 4 che simboleggia il mondo stabilizzato nell’Ordine e non nel Caos (Ksatrya , Guerriero, è colui che si oppone al Caos. Recita il Mahabaratta).
Platone considerava il Quadrato ed il Cerchio bello in sé. Il Cerchio è lo Spirito ed il Quadrato la Materia.
Inoltre nello stemma si può notare che il Cerchio è dentro il Quadrato.
Notoriamente la “Quadratura del Cerchio” rappresenta lo sforzo per ottenere l’Impossibile ovvero l’Ideale irraggiungibile. L’enfasi naturalmente è sullo sforzo e non sul risultato.
Kano Shihan diceva:” Ponete un Ideale irraggiungibile e poi tendete ad esso con tutto il vostro essere. Una volta raggiunto l’Ideale che senso avrebbe la vita?”.
Vivere per un Ideale è considerato un modo di vivere di ordine superiore.
Anche i colori contribuiscono alla significanza.
Bianco e nero sono luce ed ombra. Sono gli opposti, sono i complementari.
E’ l’Armonia dei contrari, cioè la VITA.
Si procede attraverso luci ed ombre in un alternarsi continuo, alla ricerca della perfezione, dell’Ideale, della vivere la vita in tempo presente.
Il negativo è sempre anche positivo diceva Hegel. Il Bianco è spirito libero, il Nero si introietta.
L’uno non esiste senza l’altro. Il Nero è il non attendibile, il non predefinito, l’ignoto. E’ l’avventura.
Il Bianco è la pratica e la disciplina.
Il Bianco ed il Nero sono i due estremi del Silenzio, del Vuoto.
Di quel Vuoto che è fertile e che il Tutto genera.
Finché il nostro Cuore sarà pieno di simboli la nostra pratica sarà ispirata.
Alberto Mirabella